PALAZZI E VILLE BORGHESI NEL TERRITORIO DI SOLICCHIATA

 

                               

    

Palazzo della metà 1800

 

 

La crescente domanda nel mercato vinicolo nel territorio di Castiglione di Sicilia incentivò la coltura della vite, la riforma della proprietà agraria voluta già dal Caracciolo alla fine del ‘700 favorì la nascita di una piccola borghesia terriera che ebbe un ruolo importante per la trasformazione dei terreni collinari in vigneti: i vini prodotti, ad alta gradazione venivano quindi facilmente esportati, alimentando un attivo commercio. Sorsero cosi numerose ville posti ai margini di grandi vigneti. Nel territorio del Comune di Castiglione di Sicilia se nelle frazione di cui anche a Solicchiata contano più di 80, di questi palazzi e ville borghese che sono quasi tutti in uno stato di abbandono.

La lettura degli edifici, prima che un’analisi puramente architettonica, restituisce uno spaccato dell’organizzazione sociale: l’uso dei materiali, le dimensioni delle case, il disegno dei particolari consentono infatti di conoscere la status sociale degli abitanti.

            La gamma tipologica si articola nel seguente modo:

-                              l’olloggio minimo dei contadini in un solo ambiente, diviso da un tramezzo in due vani, una camera da letto ed una cucina- deposito con un’unica apertura sulla strada è spesso privo di intonaco;

-                              Le costruzioni di servizio come cantine, stalle, magazzini, laboratori artigianali, hanno lo stesso aspetto; sono un po’ più grandi e caratterizzate da finestre senza infissi, con inferriate a losanghe;

-                              Il palazzo del notabile ha ingresso sottolineato da un imponente portale con lesene e colonne, molti balconi ed è arricchito da cornici e fregi;

-                              I palazzi nobiliari e le ville dei ricchi signori, infine con la loro mole dominano la scena urbana.

Nonostante questa varietà di tipi edilizi, gli edifici hanno caratteristiche che li accomunano: sono allineati lungo le strade con continuità di prospetti e l’alto muro di recinzione assicura tale continuità anche quando uno spazio libero prospetta sulla strada; seguono la sinuosità dei tracciati, cosi con cavità e convessità  si armonizzano con la tematica barocca degli edifici emergenti.

Il disegno degli elementi architettonici, consolidato nella tradizione artigianale locale, si ripete con poche variazioni. Gli intonaci simili sono lievemente ruvidi, il colore dominante è il grigio caldo dell’azolo ed il rosso ocra della ghiaia.

In basso, i prospetti sono saldati ai basolati dei marciapiedi o delle pavimentazioni stradali da una zoccolatura in lastroni lavici, alta circa 70 centimetri. Gli edifici contigui sono spesso separati fra loro da paraste in pietra bianca da taglio, dello stesso materiale la maggior parte delle profilature. La verticalità dei prospetti, determinata dalle alte e strette aperture e dalle paraste verticali, non viene spezzata visivamente né dai profili marcapiano né dai balconi; il primi perché hanno una sezione modesta, i secondi perché, oltre ad avere spessore ed aggetto minimi, sono sostenuti da mensole in pietra da taglio (“cagnoli”) che costituiscono ulteriori elementi verticalizzanti. Le stesse ringhiere, molto trasperenti, non creano nessun effetto di massa. In alto, a chiudere il riquadro degli edifici, esiste sempre un cornicione di gronda realizzato in pietra bianca.

Questo elemento architettonico, a volte alleggerito dalla linea ondulata di una fila di tegole (coppi siciliani) sporgenti, media il contatto tra le superfici costruite ed il cielo e quindi con le forme naturali esterne delle quali il cielo etneo con la sua luminosità e trasparenza, è spesso cornice.

Il paesaggio naturale diviene pertanto proscenio di quello urbano, collocato psicologicamente sul luogo “Etna“; si costituisce un’unità equilibrata tra natura ed opera dell’uomo.

 

                                                                                  Gaetano Bonaventura